Salvatore Quasimodo, Acque e terrein Tutte le poesie,
Mondadori, Oscar Grandi Classici, 1994
Tutte le composizioni sono scritte in prima persona tranne la lirica d'apertura. Hanno quindi un carattere autobiografico e personale. Si può dire che l'opera sia un soliloquio a voce sommessa.
|
Il linguaggio è moderno, piegato al ritmo dei versi in cui le figure retoriche abbondano e affiorano l’arte e la tecnica ermetica. Il tono emotivo è malinconico, di rimpianto verso il passato e il pessimismo circola anche nelle liriche che parlano del presente e del futuro.
Il messaggio che si afferra è di dolore e di tristezza per l’esilio, nella lontananza dalla terra nativa e nella solitudine della vita presente, dubitosa di Dio e senza amore, mitigato dal ricordo di un amore lontano nel tempo, che rischiara e attenua la solitudine insita in ogni uomo (Ed è subito sera).
Il tono melodico e i temi sembrano risentire dell'influenza del Leopardi come Vento a Tindariche rieccheggia L’Infinito o come Vicolo che richiama Il sabato del Villaggio. In molte altre composizioni sembra di percepire l'influenza di un altro grande autore: il Pascoli, che rimpiange un'infanzia bruscamente interrotta dall’omicidio del padre. Quasimodo rimpiange la fanciullezza interrotta del terremoto di Messina del 1908. Altre influenze sulla formazione del poeta traspaiono nelle poesie Nessuno (Sergio Corazzini), I ritorni (Ungaretti, I fiumi).
La vicinanza con la natura si avverte nell'identificazione con gli elementi dell'ambiente: gli alberi, l'acqua (Angeli, Albero, Acquamorta, Specchio).
I versi che aprono la raccolta del 1942 e danno il titolo alla nuova edizione della poesia di Quasimodo, nella prima edizione concludevano la poesia Solitudini che occupava il posto n° 16.Ed è subito sera, poesia straordinaria stabilisce una corrispondenza tra la solitudine del singolo e la solitudine dell'umanità intera, al centro dell'universo.
Il tema centrale della poesia Vento a tindari è il contrasto tra il sogno della Sicilia dell’infanzia, luogo mitico di luce e di vita, e la condizione del presente, nella nuova residenza del poeta, Milano, grande città disumana e alienante.
Il Vicolo si presenta come l’espressione simbolica di una realtà del sentimento di Salvatore Quasimodo. Le case del paese, disposte a forma di croce, sembra che si parlino di notte per vincere la paura di restare sole.
Ancora Francesco Puccio sottolinea che l’intera opera poetica Acque e terre è dominata dal dendromorfismo e dal teriomorfismo, cioè l’identificazione del poeta con il mondo floreale e vegetale e animale. Il poeta si raffigura negli alberi e negli animali.
Le poesie più chiaramente intrise di dendromorfismo sono Specchio e Rifugio d'uccelli notturni.
SPECCHIO
Ed ecco sul tronco
Si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
Si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.
RIFUGIO D’UCCELLI NOTTURNI
In alto c’è un pino distorto;
sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.
sta intento ed ascolta l’abisso
col fusto piegato a balestra.
Rifugio d’uccelli notturni,
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.
nell’ora più alta risuona
d’un battere d’ali veloce.
Ha pure un suo nido il mio cuore
Sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.
Sospeso nel buio, una voce;
sta pure in ascolto, la notte.
Ecco il commento di Francesco Puccio: «La poesia enuclea alcuni motivi di fondo dell’ispirazione di Quasimodo; una sensibilità biovegetale (dendromorfismo), rintracciabile nell’immagine del pino distorto, per cui il ciclo biologico della vita dell’uomo e della pianta viene trasfuso in un destino comune; una componente teriomorfica, tendente, nel suo caso ad assimilare i sentimenti umani alla vita animale («Ha pure un suo nido il mio cuore»); l’affinità del proprio spirito con la notte e con tutti i simbolismi in essa riposti».
In Acque e terre Salvatore Quasimodo, dopo l’apprendistato poetico delle opere giovanile, riesce a far emergere una sua inconfondibile voce di poeta. Secondo il giudizio di Gilberto Finzi: «Alcuni oggetti naturali non hanno veramente né sostanza né qualità fisiche: radici, lombrichi, acque sono suoni, impressioni che creano un ambiente, ma “denaturati”, astratti della natura. Anche la divinità, la Sicilia, non sono altro che mezzi, strumenti di un’abilissima capacità costruttiva che inibisce le parole, ne fissa i significati mettendone avanti i significanti ( i suoni) come elementi essenziali, o almeno primari. Il messaggio poetico in sostanza è la parola fatta immagine e segno di esperienze private, folgorante dato unico che si basa sulla rapidità con cui il poeta presenta o rappresenta l’immediatezza del suo intimo immaginare-sentire-… il colloquio con se stesso, concludendo, è dunque il tema esemplare di Acque e terre e in genere dei primi di Quasimodo…Il linguaggio poetico non è solo parola, lessico, ma anche sintassi, ritmo verbale, verso, accentazione, pause». (Invito alla lettura di Quasimodo pagine 64 – 66).
A cura della Redazione Virtuale
ليست هناك تعليقات:
إرسال تعليق